Il vegetarianesimo e l'economia del paese

Dr. Med. Leonardo SALOMONE NAVARRA FLAVIO GUISCARDO DELLA TORRE DÌ BRETAGNA ARMORICA

Iridologo Naturopata Nutrizionista

Master di Nutrizione (istituto nazionale della nutrizione Roma)

Perfezionato in medicina biointegrata (università G. D'Annunzio Chieti)

Perfezionato in  fitoterapia clinica (università della Tuscia Viterbo)

Perfezionato in bioetica livello avanzato (università cattolica Roma)ecc.

          pubblicato sul mensile Avanguardia 03/94 e riveduto

 

Abbiamo parlato dei motivi religiosi e morali che spingono l'uomo a diventare vegetariano. Svilupperemo adesso  i vantaggi economici che se ne possono trarre anche e sopratutto per l'economia del paese. Se pensiamo ad i fondi stanziati per il supporto ed il sostenimento dell'allevamento che provengono dalle tasche dei contribuenti possiamo capire che il reale prezzo della carne e molto più elevato di quello che si crede pagare. Si deve quindi aggiungere al prezzo del prodotto le imposte che serviranno al suddetto finanziamento che provengono da noi tutti spesso ignari contribuenti ,anche purtroppo da i vegetariani  con il rammarico che sorge dal problema etico-morale  che esso comporta. Ma vediamo anche l'aspetto pratico della produzione di questo alimento. Secondo un rapporto del dipartimento dell'agricoltura (USDA) degli stati uniti,più del 90% della produzione americana del grano viene utilizzata per l'alimentazione degli animali in genere. Questo uso di cereali per produrre carne, si rivela incredibilmente dispendioso . Infatti sempre secondo lo stesso rapporto viene dimostrato che viene ricavato solamente un chilo di carne bovina da sedici chili di grano. In pratica succede che la produzione di carne richieda costi cosi elevati che l'industria per sopravvivere necessita di sussidi che provengono dalle nostre tasse. D'altra parte si può affermare che il ricavato di cereali ,verdure, e fagioli può nutrire  un numero di persone venti volte maggiore di quello necessario per la produzione di carne. Se invece i terreni coltivabili disponibili della terra venissero usati principalmente per la produzione di alimenti vegetali il nostro pianeta potrebbe facilmente sopperire al fabbisogno di una popolazione di circa 20 miliardi di abitanti. Queste considerazioni hanno chiarito agli studiosi  di alimentazione e nutrizione  che  il problema della fame nel mondo in realtà è un falso problema.

 Robert Goodland, ex consulente della Banca Mondiale, nel suo report del 2001 "The Westernization of Diets - The Assessment of Impacts in Developing countries - with special reference to China"Afferma:

La diffusione degli allevamenti intensivi, per la produzione di carne e di latte, viene promossa attivamente da varie istituzioni pubbliche e private. Questa attività dovrebbe cessare, per ragioni ambientaliste e sanitarie. I requisiti nutrizionali dei 2-3 miliardi di persone che attualmente vivono con 2$ al giorno o meno, a cui vanno aggiunti i 2 miliardi di persone che si prevede si aggiungeranno nei prossimi 20 anni, possono essere soddisfatti solo attraverso una dieta tradizionale efficiente. I prodotti animali sono tra le fonti di cibo meno efficienti che esistano.

 

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